I social networks non sono più una novità..
Tutti noi siamo o cerchiamo di essere onnipresenti in rete, tutti abbiamo ormai talmente tanti profili da non ricordare più come siamo di fronte.. Tutti abbiamo centinaia di amici, di lettori, di commentatori, di lurkers, di detrattori ed antagonisti.. Tutti seguiamo e siamo seguiti da qualcuno in un’orgia di social-voyeurismo-2.0 ma alla fine, di tutto questo cosa ci rimane..?
Ieri Delymyth scriveva qualcosa sull’argomento.. Quando vai a stringere, in tutta questa melassa virtuale su che cosa puoi contare..?
C’è una Internet 1.0 dei bassifondi fatta di Messanger, di nick falsi, di chat, di insulti in maiuscolo, di forums, bannamenti, etc. e c’è una Internet 2.0 dove la gente ci mette faccia, generalità, gusti, reputazione, la contrapposizione tra una rete ombre ed una rete di persone..
Di queste persone sappiamo tutto, seguiamo il lifestream attraverso un intreccio di piattaforme, un mashup di byte e budella, di musica e libri, di immagini, feste, vacanze, scazzi e quanto si possa condividere online, eppure molte di queste persone non le conosciamo e non le conosceremo, non sappiamo se sono alte o basse, solari o sfuggenti, con una voce accattivante o chioccia.. Non lo sappiamo e non lo sapremo eppure anche loro hanno la loro funzione, quella di esserci, quella di occupare comunque un posto nella tua vita come gli amici immaginari che ci si faceva da bambini..
Qualche volta si organizzano BarCamp, eventi, cene, pizze-birre e tutto questo è molto carino ma si faceva anche prima di Internet, ci si chiede quale sia il valore aggiunto della socialità 2.0, in che modo le relazioni stabilite in rete siano qualificate rispetto a quelle instaurate nel mondo esterno..
Un aspetto importante sono le regole sociali del mondo 2.0. Nelle relazioni tenute sui principali aggregatori, sembrano essersi affermate delle regole di comportamento, delle buone maniere come si usava una volta, si bussa prima di entrare in casa altrui e ci si puliscono i piedi, se qualcuno ci viene a visitare rendiamo la visita, evitiamo di parlare a voce alta e sappiamo ascoltare, sappiamo essere gentili anche nella critica e via dicendo.. Sembra che la sfera sociale in rete sia migliore di quella esterna visto che in rete come è facile costruirsi una buona piattaforma relazionale è altrettanto facile sputtanarsi quindi le persone tendono a tenere comunque un comportamento adeguato..
L’essere social dovrebbe estendersi nel mondo esterno e non rimanere in rete, l’essere social dovrebbe poi voler dire riuscire a finalizzare la propria presenza 2.0 in maniera tale che anche questa esca dalla rete per manifestarsi in relazioni amichevoli o professionali nel mondo reale..
Nei social networks come Facebook o MySpace si stabiliscono molte relazioni perlopiù inutili, si cerca di fare amicizia con persone con cui non abbiamo nulla a che fare, si tengono sporadici contatti improntati sul nonsense e solo qualche volta la cosa si proietta al di fuori, ci sono miriadi di Gruppi sugli argomenti più svariati a cui la gente fa in genere solo l’atto di iscriversi e di postare una cosa o due per poi smettere di interessarsene, il risultato è che tutto appare come sospeso e quella che dovrebbe essere una piattaforma sociale ed attiva sembra una palude..
Ci sono però persone che sono già passate alla fase successiva del mezzo social network e che lo usano effettivamente come piattaforma collaborativa in supporto ad iniziative reali nella sfera professionale, il social network Facebook è utilizzato per tenere continuamente in contatto i membri dei gruppi e stimolare la partecipazione alle iniziative e facilitare la conoscenza e le opportunità di business tra i partecipanti..
I Gruppi in Questione sono MilanIn e PPU Professional People in Urbe rispettivamente a Milano e Roma che nascono con la missione di aggregare attori del mondo 2.0 in visione business realizzando così una fase più adulta dell’utilizzo dei social network: ci si contatta, ci si conosce, ci si incontra e magari si decide di lavorare insieme, il tutto facilitato a monte dalla condivisione delle informazioni sulla piattaforma di Facebook.
MilanIn e PPU sono esempi di come la partecipazione ad un social network possa essere improntata alla crescita professionale, come Internet sia un luogo dove presentarsi in trasparenza e collaborare insieme nel mondo esterno nella stessa maniera e con le stesse regole con cui lo si fa in rete..
Personalmente vorrei che le mie prossime iniziative si sviluppassero insieme a persone conosciute in rete, usando strumenti di condivisione 2.0 e collaborando in team, del resto sarebbe inconcepibile che chi è abituato a parlare di innovazione non la usi nella sua attività professionale che viene arricchita ed integrata dall’uso delle piattaforme collaborative e dalla capacità di diffusione della cultura della collaborazione online anche nei confronti della propria clientela..
Sarebbe una maniera di dare un senso alla propria presenza nel social world 2.0 la cui gestione è comunque un lavoro a se stante al punto che ci si potrebbe inventare la professione di ghost-user 2.0 ovvero un professionista che gestisce il social stream per conto terzi, del resto non è una novità visto che probabilmente le celebrità o i politici che hanno un profilo su MySpace o Facebook lo fanno gestire ad altri, ma che questo possa diventare un pacchetto di consulenza professionale vendibile è sicuramente una novità..
Sto esplorando queste possibilità..
Mi piacerebbe sentire altre opinioni..